Lia Di Renzo, Di Renzo Editore
Ho conosciuto Lia Di Renzo quando era preside alla Scuola Media Statale “ Mazzini” di Roma attraverso una segnalazione pressante di Pina Candia, allora reggente dell’Istituto Statale di Cultura a Pecchino, con la quale avevo contatti per la Festa Internazionale della Primavera e il Premio Cypraea – Giovane Europa, punti cardini delle manifestazioni promosse dall’Associazione Culturale Cypraea, da me fondata, che impegna giovani di tutto il mondo e ne converge le forze in incontri che producono non solo idee e progetti ma incanalano alla socialità, alla comprensione e conoscenza fra popoli diversi ed innestano il desiderio di pace e tutela della natura.
Ora mi trovo sulla scrivania il suo libro “I ragazzi delle Carine” che si muove sul filo conduttore della Cypraea nel messaggio di integrazione, convivenza e pace, concetti che la scrittrice esprime con un linguaggio scorrevole, chiaro, incisivo e direi in alcuni punti profondamente coinvolgente.
La protagonista Hailji Pan, nata a Pechino, che giunge a Roma per frequentare la Scuola italiana, porta nel cuore un mondo ormai lontano e nella mente la preparazione ad accoglierne un altro ed integrarlo nella sua cultura. L’apertura alla nuova vita viene puntualizzata dalla luce che entra ovunque,lungo i corridoi della scuola dalle ampie vetrate all’aula grande e luminosa,. La Cina è vicina a lei, e rivede i vecchi docenti che , nella loro povertà, indossavano lo stesso vestito scuro così sconfortante nel periodo estivo, e la grande siepe di gelsomini bianchi. Nell ‘inoltrarsi in questa vita nuova, costellata da nuovi compagni, da professori che le insegnano che il male è ignoranza e il sapere è coscienza morale e conoscenza di sé,la protagonista scopre che alle Carine ogni giovane, indipendentemente dal colore della pelle è portatore di diritti inviolabili, è sede di valori che rendono partecipi e comprende di far parte della specie umana come incontro delle diversità.
Ma mano che ci si inoltra nel racconto si apre la porta della stanza virtuale di Lia , vi si entra e si conosce negli oggetti che la circondano, nelle emozioni che trasmette, nella passione che avvolge i suoi “ ragazzi” una vibrazione forte che il divenire del tempo, che ivi trascorre, emette e diffonde. Un divenire che passa attraverso tre stadi, passato, presente e futuro ma che si radica nella memoria storica del ricordo che conduce l’autrice a parlare di odori e profumi delle cose soprattutto di quelle che stanno scomparendo dalla nostra civiltà …forse per il troppo smog sul cuore degli uomini che annerisce i ricordi del proprio passato. Anche le persone, soprattutto quelle legate da affetti familiari, con i loro sentimenti lasciano una traccia nel luoghi dove vivono, una misteriosa presenza che si dilata nel cuore di chi ne avverte il fluido.
Man mano che si procede nella lettura si incontrano altri giovani, come la sudanese Adrel dalla pelle colore ebano liscia e levigata, della quale in poco spazio narrativo l’autrice descrive la disperazione, facendola penetrare nell’intimo di chi legge, tanto da spingerlo ad aggiungere immagini ad immagini in un nuovo mosaico interpretativo dei sentimenti. Su questa linea armonica le Carine sono il simbolo di un Eden non perduto ma che si compone e Lia Di Renzo in questo incontro continuo di personaggi rende anche il paesaggio animato, palpitante, vivo e parte integrante del raccontare.
I concetti tanti e belli, attuali e profondi, validi e maturi, trasformano questo libro in una terra senza confini in quanto una volta aperto per leggerlo ti sorprende come si dilati e diventi ampio come il cielo, dove ti invita e ti aiuta a volare sulle ali della vera Libertà e della vera Pace.