mercoledì, luglio 12, 2006

Comprendere il bambino


Superare il trauma del divorzio e della separazione dei genitori, non è facile. A volte i nodi arrivano al pettine anche dopo anni, mostrando a volte problemi e difficoltà nel gestire, in modo non conflittuale, i rapporti con l'altro sesso.

Però, nel momento in cui si arriva alla separazione e al divorzio, i genitori possono e devono impegnarsi a far sì che la qualità del tempo che passano coi loro figli, sia ottima.

Come detto già altre volte, non conta quanto tempo si stia con loro, ma quanto siamo presenti e quanto ci si relaziona con loro, quando siamo con loro. A che serve essere con loro quattro ore al giorno se in quelle ore pensiamo al lavoro o programmiamo la giornata che ci aspetta domani?

Il libro che vi propongo aiuta proprio in questo (Di Renzo Editore).

A cura di Silvia Ancordi

lunedì, luglio 10, 2006

Margherita Hack

Ecco una foto di Margherita Hack. Da sinistra, in ordine: Aldo, marito di Margherita, Fiorella Operto, Francesca Di Renzo, Alessandro Di Renzo e Leonarda Anselmo.

martedì, luglio 04, 2006

Intervista a Lia Di Renzo


LA REPUBBLICA, domenica 2 luglio 2006

Lia Di Renzo, assessore alla Famiglia e all’Infanzia. In Campidoglio dopo decenni d’esperienza come direttrice scolastica.
“Una baby-sitter in tutti i musei e una Rete per l’aiuto tra famiglie.”
Ha un curriculum pesante: due lauree, tre master e dieci anni di esperienze nella più straordinaria tra le scuole medie romane, la Mazzini dei bimbi di ogni etnia e dei piccoli sordomuti di cui conosce le lingue (gestuale e labiale). Lia Di Renzo, nominata assessore delle Politiche per l’infanzia e la famiglia al posto di Pamela Pantano, al cursus honorum già significativo vuole aggiungere la realizzazione di una promessa tonante: “Voglio che in tutti i musei di Roma ci siano baby sitter in grado di accudire i bambini”.

Come nasce quest’idea? E perché proprio nei musei?
“Perché le famiglie hanno diritto di godere delle attività culturali che la città offre. Dopo il teatro dell’Opera, che già lo fa, l’iniziativa sarà estesa al Quirino, poi ai musei.”

Cos’altro ha intenzione di fare?
“Non posso dirle nulla, è troppo presto. Non ho ancora completato il programma, e comunque lo devo discutere con il sindaco.”

Un accenno?
Per prima cosa comincerò ad ascoltare le famiglie. Noi dobbiamo puntare sulla centralità della “famiglia Roma”, ovvero Roma come grande famiglia...”

Ma questo forse è politichese. Torniamo alle idee concrete.
“Sì, ma ripeto: sono ancora idee da sviluppare. Una cosa è certa, penso a una Casa della famiglia.”

In che cosa consiste esattamente?
“Sarà il luogo in cui ottenere tutte le informazioni sui servizi offerti alla famiglia, anche da altri assessorati: per esempio su chi può occuparsi del nonno quando si va in vacanza. E poi vorrei creare la Consulta delle famiglie, un organo in cui sono loro stesse a riunirsi e fare proposte. Gliene dico un’altra: una Rete genitoriale, cioè creazione di una comunità di genitori che sappiano aiutarsi gli uni con gli altri, nello spirito che questa città ha sempre saputo esprimere.”

Continuerà il lavoro sulla scia di quello fatto dall’assessore Pamela Pantano?
“C’è una differenza chiara già nel nome dell’assessorato: era all’Infanzia e alla famiglia, ora è esattamente il contrario. Una decisione che mi rappresenta, tuttavia manterremo molte delle cose realizzate dalla Pantano e alcune le potenzieremo. Penso a “Pierino e il Lupo” contro la violenza, al Consiglio comunale dei bimbi e ai clown nei reparti ospedalieri. O ancora i “Bus a piedi”, cui voglio aggiungere “A piedi da soli” creando una rete di persone che tengono sott’occhio i bimbi che vanno a scuola, dall’edicolante al cartolaio e al negoziante.”

Come si fa nei paesi, in provincia ancora.
“Infatti. Quando ero piccola vivevo in un paese, in Abruzzo, Lettomanoppello, per l’esattezza. Si era sempre controllati da qualcuno quando si stava in strada, dai vicini che ti vedevano, dai genitori degli amichetti. Una supervisione bonaria e affettuosa. Anche i genitori di Roma devono potersi fidare a mandare i ragazzini a scuola da soli. I bambini quando vengono accompagnati sempre in auto perdono il senso dell’orientamento cittadino e ne perdono anche la bellezza.”

Ha già una gran passione per il suo lavoro. Se l’aspettava il compito che le hanno affidato?
“Mi sarei aspettata tutto, meno questo. Ero in pensione, scrivevo libri. Un giorno mi telefona Rutelli e mi chiede se sarei stata disponibile a questo ruolo. Ho detto di sì un po’ sorpresa, distrattamente, convinta che avrei potuto fare marcia indietro. Invece un’ora dopo mi ha telefonato Veltroni.”

E come ha reagito?
“Mi sono detta: svegliati Lia, è proprio vero. Ma sono ancora un po’ stordita adesso. Continuo a non crederci del tutto ma mi sono messa già a lavoro.”

Paolo G. Brera